Gli episodi di violenza accaduti domenica 22 luglio a Trento
tra persone private della possibilità di immaginare il loro futuro, ci hanno
profondamente scosso e sono diventati argomento dei quotidiani incontri
dell'Assemblea richiedenti asilo che riunisce ragazzi fuggiti dalla guerra in
Libia e sorelle e fratelli italiani.
L'assemblea, nata a maggio, vive del dialogo, del confronto
e del riconoscimento reciproco ed ha realizzato il 20 giugno a Trento (giornata
mondiale del Rifugiato) una pacifica e determinata manifestazione - che ha
attraversato le vie del centro - per la richiesta del permesso umanitario per
tutti i rifugiati.
I processi sommari - in quanto emessi prima ancora dell'esistenza di una
sentenza di condanna nei confronti dei richiedenti asilo -
che tanto spazio hanno avuto per oltre una settimana sulla stampa locale, ci
vogliono far credere che tutto si riduca ad una questione di criminalità e di ordine
pubblico, da risolvere con la logica della “tolleranza zero”, bandiera sotto la
quale vediamo oggi accomunate le destre, la lega e il centro sinistra.
Le parole di colpevolezza pronunciate da Dellai e dal
questore Iacobone il giorno stesso, hanno avallato questa tesi e condotto a
conseguenze di estrema gravità.
Ad oggi, infatti, sono ancora 22
le persone detenute
in carcere (tutte incensurate, in attesa di
giudizio e nessuna con accuse legate a vicende di “droga”)
nonostante, per il diritto italiano, la presunzione di innocenza in attesa
dell'esito del processo preveda la possibilità di scarcerazione o gli arresti
domiciliari, fino ad oggi negata a tutti. Denunciamo inoltre che il foglio di
via da Trento per 3 anni, emesso per tutti dalla questura, è una misura
arbitraria che immediatamente richiama anni oscuri che non vorremmo più vedere.
In aggiunta, in un clima di campagna elettorale, il
dirigente della protezione civile - forte delle dichiarazioni del presidente
della PAT e facendo riferimento ad un codicillo del Regolamento scritto
dalla provincia stessa – si è premurato di espellere immediatamente dal
Progetto Emergenza Nord Africa tutti i 21 ragazzi in attesa di giudizio che ne
facevano parte. In provincia di Brescia, ben diversamente, la Cooperativa K-PAX
onlus non solo non ha espulso dal
progetto uno degli arrestati, che ha lì la sua residenza, ma ha invece
inoltrato la disponibilità per gli arresti domiciliari presso uno dei propri
appartamenti. Per i rifugiati in Trentino invece l'espulsione dal progetto
significa non avere più né casa, né buoni pasto, né tessere di trasporto, né
corsi di italiano o di formazione e neppure supporto nella ricerca di lavoro. E
tutto ciò a fronte della presunzione di colpevolezza. E così, di quello che
sarà di loro, tutti se ne lavano le mani.
A questo punto è necessario fare un po' di storia e cercare
la risposta ad alcune domande.
Quanti sanno che i ragazzi accolti nel
Progetto Emergenza Nord Africa sono stati costretti a fuggire dalla guerra di
Libia, che nel marzo 2011 è esplosa sopra le loro teste?
Una guerra mascherata con pretesti umanitari, che ha colpito
popolazioni civili tra le quali un gran numero di immigrati presenti in Libia.
Una guerra organizzata e combattuta da Francia e Inghilterra, appoggiata dagli
U.S.A. e a cui l'Italia ha partecipato attivamente. Obiettivi il petrolio e le
enormi risorse idriche della Libia. Dalle bombe che cadevano sulle loro teste e
che avevano già ucciso i loro fratelli, amici,
vicini di casa, sono dovuti fuggire in molti e oltre 22.000 sono giunti
in Italia e tra loro 220 in
Trentino.
Chi ha partecipato a questa guerra, dichiarandola “giusta e
necessaria”, ha il dovere di assumersi la responsabilità concreta dei suoi atti
che, per tutti i nostri fratelli costretti a fuggire dalla Libia, significa
accoglienza, rilascio del permesso di soggiorno umanitario, creazione di
condizioni che rendano possibile vivere con dignità e, seppur nella situazione
di crisi in cui ci troviamo, realizzare attivamente e insieme la società del
futuro.
E quali sono le ragioni che hanno
spinto e continuano a spingere milioni di persone a lasciare le loro terre?
Se gli immigrati sono qui e il numero dei rifugiati è in
continuo aumento, questo dipende dalle feroci politiche del FMI (fondo monetario
internazionale) e della BM (banca mondiale) che nel corso degli anni '80 hanno
investito le società africane polverizzando le loro economie. Gli stessi
soggetti stanno mettendo in atto le stesse politiche contro di noi: l'aumento
dello spread è l'arma usata per terrorizzare i cittadini e, insieme alla
sacralità dei mercati, la minaccia sotto la quale far accettare il più
spaventoso peggioramento delle condizioni di vita e del lavoro.
Sono davvero gli stranieri a rubarci
casa e lavoro e risorse?
Il 30% dei cittadini italiani - uniti dal destino di essere
lavoratori dipendenti - è costretto a pagare l'80% del gettito fiscale mentre i
grandi patrimoni e gli speculatori finanziari sono lasciati liberi di
continuare il saccheggio delle risorse sociali. Vengono spesi 13,5 miliardi di
euro per l'acquisto di 90 caccia bombardieri F35 nonostante la petizione
popolare dei cittadini, i costi della corruzione politica e dell'evasione
fiscale superano i 300 miliardi di euro, così come la quantità di risorse
destinate alle grandi opere continua ad aumentare: per un solo chilometro
del Tunnel di Base del Brennero il costo è di 150 milioni di euro (a fronte di
un costo dell'intero progetto Emergenza Nord Africa che, fino al 30 giugno - e
quindi per oltre un anno relativo a 223 persone – da fonte PAT, ammonta a
€2.233.531,64) mentre per la tratta di TAV dal Brennero a Verona la stima è
attorno ai 60 miliardi di euro, una torta molto appetibile per la criminalità
organizzata che sta prendendo possesso della politica e del nostro territorio.
Facciamo appello
a quanti rifiutano la banalità dei giudizi espressi dalla gente comune o dai
mezzi di informazione, a quanti rifiutano l'ipocrisia di chi si nasconde dietro
i limiti delle leggi o invoca i rischi di un'accoglienza che non può essere
estesa a chicchessia senza conseguenze, a quanti non vogliono una società “dove
non c'è assolutamente posto per loro” e nella quale i diritti discendono da
un'idea di cittadinanza sempre più aleatoria.
E chiediamo:
- la scarcerazione per tutti i 22 ragazzi
in carcere;
- la revoca dei fogli di via da Trento;
- il reintegro immediato per i 21
richiedenti asilo nel progetto di accoglienza Emergenza Nord Africa;
- che nessuno venga rinchiuso nei centri
di identificazione ed espulsione (CIE) e/o espulso;
- che le politiche di accoglienza vengano
re-immaginate e potenziate a partire dai bisogni concreti delle persone, primo
tra tutti il prolungamento del progetto “Accoglienza Nord Africa” la cui
scadenza è prevista per dicembre 2012.
Ed inoltre:
per permettere la richiesta di
scarcerazione dei 22 detenuti e trasformarla in
possibili arresti domiciliari, la disponibilità di accoglienza in
un'abitazione da parte di persone, associazioni, parrocchie, ecc.. data la
privazione della residenza e del domicilio conseguente all'espulsione dal
Progetto da parte della Protezione Civile.
Sollecitiamo
tutti coloro che condividono questo appello a non stare silenti e passivi e far
sentire la propria voce attraverso lettere, dichiarazioni e altre forme e a
partecipare all'Assemblea dei richiedenti asilo di Trento per una continua
lotta contro l'ingiustizia, le discriminazioni, le diseguaglianze e
l'indifferenza alla realtà umana, alla realtà sociale, culturale, politica e
storica di tutte le popolazioni, in particolare di quelle colpite da guerre,
dittature e crisi umanitarie che affliggono sempre più le vite di tutti noi.
Assemblea dei richiedenti asilo di Trento
assemblearichiedentiasilo@gmail.com
FIRMA L'APPELLO
Lunedì 20 agosto 2012 si è tenuto a Trento in via Belenzani un presidio in solidarietà ai ragazzi richiedenti asilo detenuti in carcere dal 22 luglio 2012 e in quell'occasione è stato distribuito questo appello.